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LA VOLONTA' POLITICA CINESE DI DESTABILIZZAZIONE DEI NOSTRI MERCATI

19.11.2013 11:05
 
Il complesso reticolo finanziario che collega le rimesse degli immigrati cinesi in Italia ai paesi d’origine movimenta verso l’estero ogni anno cifre spaventose riassumibili in svariati miliardi di euro. Liquidità che concretamente viene sottratta al nostro paese e che non sarà mai più in circolo. Il problema è gravissimo ma gli italiani sono mantenuti completamente allo scuro di quanto accada, o più facilmente sottovalutano fortemente il problema. Convinti di un presunto risparmio acquistano prodotti cinesi non capacitandosi dell'enorme danno che così arrecano alla propria economia. Storicamente parlando in effetti qualunque paese insediato dai cinesi nel tempo ne ha pagato duramente le spese.
 
Un alto dirigente della Dia (Direzione Investigativa Antimafia) che abbiamo contattato (sotto vincolo di anonimato) ci spiega che si sono ormai costituite, soprattutto tra Italia e Cina, delle vere e proprie finanziarie ombra che veicolano denaro e finanziano tutti i tipi di operazioni, da quelle commerciali più banali, al traffico di valuta e addirittura di stupefacenti: 
 
«Abbiamo la certezza che operatori cinesi dirigano un consistente traffico finanziario illegale in Italia: grazie alla rete dei money transfer e al riparo delle effettive rimesse degli emigranti, hanno costituito delle vere e proprie “banche parallele”, del tutto illegali, che sono una fonte non secondaria del finanziamento delle tante imprese commerciali cinesi in Italia, come di traffici ben più loschi. Non è un caso, peraltro, che larga parte del patrimonio immobiliare italiano di proprietà degli immigrati finisca nelle mani di cinesi, che spesso acquistano a prezzi superiori a quelli di mercato».
 
Lo stesso dirigente della Dia ci spiega che le autorità cinesi – formalmente interpellate al riguardo più volte, forniscono una collaborazione assolutamente insufficiente: 
 
«Abbiamo addirittura il sospetto, che naturalmente non possiamo motivare formalmente, che alcune autorità cinesi vedano di buon occhio le attività finanziarie clandestine che i loro concittadini sviluppano in Italia. Certo è che le nostre rogatorie sono spesso inevase o subiscono incredibili lentezze burocratiche. Esattamente come avviene per le tante nostre inchieste che mirano a stroncare all’origine l’enorme flusso di merci dai marchi contraffatti (soprattutto nel settore della moda e dell’abbigliamento) che riforniscono l’immenso mercato parallelo di quelli che un tempo si chiamavano ‘vucumprà’».
 
Il nostro interlocutore nega dunque la troppo facile versione che vuole che tutti questi traffici illegali (vuoi di denaro, vuoi di merci contraffatte) sia appannaggio delle cosiddette “Triadi”, le varie associazioni mafiose tradizionali cinesi: 
 
«Il loro apporto a questi mercati illeciti, a quanto ci risulta, è assolutamente marginale. In realtà assistiamo, relativamente impotenti, alla formazione e al consolidamento di consistenti centrali finanziarie che operano nella piena illegalità, ma ben al riparo grazie a complicità esplicite o implicite delle autorità cinesi. Né è facile per noi comprendere se questo sia frutto della corruzione e dei mancati controlli che caratterizzano quell’immenso e misterioso blocco politico-economico che è la nuova Cina “comunista-capitalista”. 
 
E' molto più probabile che questo faccia parte di una volontà politica di destabilizzazione dei nostri mercati da parte "di alcune autorità cinesi"».
 
 
CHI COMPRA DAL CINESE UCCIDE IL SUO PAESE
 
 

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