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IN CINA NEMMENO LA MORTE FERMA L'EVASIONE.. E IN ITALIA..?
21.11.2013 20:43
I cinesi in Italia non conoscono la crisi, a rilevarlo è la Cgia di Mestre, secondo cui nel 2012 le imprese guidate dagli orientali hanno superato le 62.200 unità (+34,7%), in aumento del 7% rispetto al 2008.. Ma cerchiamo di capire il perchè di tutto questo..
A tenere banco è il settore del commercio con 23.500 attività sparse per tutto il paese, mentre, si fa per dire, sono poco più di 18.000 le aziende concentrate nel campo manifatturiero (tessile-abbigliamento-calzature).
Decollano anche il comparto ristorazione, alberghi e bar (12.800), rappresentando una fetta consistente dell’intero apparato turistico nazionale..
Un trend di crescita si registra soprattutto nei servizi alla persona (parrucchieri-estetisti-centri massaggi), con un numero di circa 2.600 unità, qui lo sviluppo esponenziale nel biennio 2011-2012 sfiora quota +39%.
E queste sono solo le cifre delle attività imprenditoriali, se consideriamo l’ammontare delle rimesse, si rischia un capogiro..
Non vogliamo almeno in questo articoloevidenziare i problemi collaterali che la comunità ha incentivato nel nostro paese: droga, prostituzione, riciclaggio, estorsione, commercio di organi, contrabbando, contraffazione e quant'altro. Chiaramente attività che creano un fiume di introiti illegali, ma spesso collegati alle attività commerciali che quotidianamente sono frequentate da parecchi cittadini.
La Cgia, tra l'altro, evidenzia che buona parte delle attività commerciali, si è imposta sul mercato eludendo i principi basilari in materia di sicurezza e di obblighi contributivi: dai controlli effettuati dalle forze di polizia, emergono violazioni igienico-sanitarie e amministrative nell'oltre il 98% dei casi.
Cosi facendo, queste inadempienze permettono ai titolari di praticare prezzi scontatissimi, mettendo fuori gioco molte attività italiane in preda alla pressione fiscale, anche se c’è da dire che gli stessi italiani sono spesso incuranti su queste questioni, privilegiando un'apparente risparmio iniziale che nel tempo però si ripercuote sull'intera economia.
In buona sostanza, il segreto del successo incontrollato delle aziende cinesi in Italia si chiama in diversi casi evasione fiscale; per i connazionali immigrati nel nostro paese pagare le tasse è fuori discussione, così facendo in pochi anni sono riusciti a sbaragliare i nostri distretti industriali; per buona parte di essi, pagare una multa costa meno rispetto al versamento contributivo e fiscale a favore dell’erario, d’altronde si sa, nel belpaese il rispetto delle regole non è ben accetto. Lo dimostra il fatto che alla fine nemmeno la multa viene pagata.. Si cambia semplicmente l'intestazione dell'attività e si ricomincia ad evadere come se nulla fosse accaduto..
L'Italia per i cinesi equivale ad una sorta di paradiso fiscale, dove in barba ad ogni regola dello stato possono permettersi di fare qualsiasi cosa.
A poco servono purtroppo gli interventi di GDF e polizia municipale, Nas e carabinieri tranne nel caso in cui gli interventi siano finalizzati al sequestro dell'attività.. Le risorse di controllo purtroppo non sono proporzionali al rapido diffondersi delle attività cinese sul suolo nazionale e si rischia un prossimo collasso delle istituzioni di contrasto per insufficienza di forze.
L'unica vera risorsa è il cittadino italiano.. Se solo capisse quanto quel risparmio iniziale costa al proprio paese e al proprio futuro, forse si renderebbe conto della vera realtà.. Comprando dai cinesi si paga un prezzo ben più caro a lungo termine, un prezzo che produce disoccupazione, chiusura di migliaia di aziende e attività che sono la struttura portante dell'intera economia italiana.
Non contate sullo Stato, nemmeno lo Stato italiano potrebbe fermare l'evasione fiscale cinese così fortemente radicata nella loro cultura..
In Cina esiste la pena di morte per i reati fiscali, si è anche cercato di abolirla ma è tuttora l'unico mezzo deterrente e di contrasto del governo cinese
per contenere l'evasione, figuratevi in Italia dove la legge è all'acqua di rose cosa possono combinare..
Vi elenchiamo i reati finanziari per cui in Cina è prevista la pena di morte:
corruzione (art.383)
concussione (art. 383)
appropriazione indebita (art.383)
rivendita di ricevute fiscali (art. 206)
evasione fiscale (art. 205)
contraffazione finanziaria (art. 170)
speculazione frode (art. 192)
frode finanziaria o assicurativa (art. 194)
frode con carta di credito (art. 195)
estorsione ricatto contrabbando (art.151)
A questo punto mi chiedo, se in Italia domani fosse approvata la pena di morte, il 98% dei cinesi in Italia dovrebbero essere condannati alla pena capitale..
Certo ci sarebbe un bel da fare..
Tuttavia essendo noi un popolo civile, a differenza di come spesso ingiustamente veniamo giudicati, ci basterebbe capire che la soluzione è molto semplice.
Segnalare le attività illecite o sospette alla GDF (Guardia di finanaza) e soprattutto smettere di acquistare prodotti di provenienza cinese.
Raffaele Molinari Liberazione italiana
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